Si, avete letto bene. E' una luminosa giornata estiva del 1930, qui a Schiphol, e siamo in attesa dell'arrivo di un paio di Fokker F.2 e F.III della KLM.
L'aeroporto non è affollato, i voli sono rarefatti e ricordano un po' i pomeriggi autunnali del Catullo. Ma l'atmosfera è da favola. Si respira aria di frontiera...
Mentre da noi si fatica a organizzare decentemente lo sviluppo di un aeroporto, in Olanda costruiscono le repliche degli scali storici. Non scherzo.
Presso il bellissimo museo "The Nationaal Luchtvaart-Themapark Aviodrome" di Lelystad, a circa un'ora di auto da Amsterdam, la proprietà ha voluto ricostruire in scala 1:1 l'aeroporto di Schiphol come era presente all'inizio degli anni '30. Si tratta di una riproduzione fedele, ricca di particolari, e l'unica cosa che ti fa ricordare di non essere alla fine degli "anni ruggenti" è il Fokker 27 parcheggiato nell'apron.
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Aldo Messina, su Flickr
Per il resto è un vero viaggio a ritroso, quando il volo era cosa per pochi e ogni decollo poteva definirsi una vera avventura.
Avvicinandosi al fabbricato principale si intravedono, attraverso le finestre, alcuni strani personaggi che armeggiano attorno a trasmettitori radio e telegrafi. Sono i volontari che operano nell'aeroporto e che si prestano a far vivere questo piccolo angolo di storia. Sono disponibili a parlare con te e a spiegarti come si svolgevano i fatti quasi cento anni fa.
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E' facile immaginare uomini impomatati e donne con il cappellino sorseggiare qualcosa di fresco in attesa della chiamata a bordo.
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Ovviamente una parte dell'edificio è adibito a museo, con una serie incredibile di documenti sulla storia di Schiphol, della KLM e della storia del volo in Olanda.
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Ma non mancano le riproduzioni fedeli di come era organizzato l'aeroporto nel 1930.
I voli europei
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E la rotta Amsterdam-Batavia. Batavia è il nome dato dagli olandesi alla città di Giacarta, nonché il nome di una regione della stessa Olanda.
Da notare che i tempi di volo si contavano a giorni, non a ore...
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L'ufficio del direttore dello scalo.
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La sommità della torre di controllo, raggiungibile tramite una angusta scala a chiocciola, con i comandi delle luci di segnalazione.
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Facile immaginare l'atmosfera fumosa e rilassata del bar dell'aeroporto, dove i fortunati viaggiatori potevano scambiarsi esperienze e condividere miraggi.
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Ogni volta che rientro da un viaggio è sempre forte la consapevolezza che, nel nostro Paese, siamo quasi all'età della pietra per quanto riguarda i musei dell'aviazione.
Manca un Museo Nazionale dell'Aeronautica. Esiste Vigna di Valle, certo, ma tutto quello che ruota attorno all'aviazione civile è andato perso per sempre. Basti pensare alle macchine che ha avuto in dotazione Alitalia e le sue antenate, tutti persi irrimediabilmente e per sempre. Per fortuna esistono alcune strutture private che tolgono lo zero dallo score, ma siamo comunque lontani anni luce da quasi tutti i paesi più avanzati.
A presto con un report sul museo!