UN ANNO DOPO. VENT’ANNI DOPO.
Vorrei iniziare questo post assemblato in tutta fretta e senza andare troppo per il sottile dopo il rientro dal Royal International Air Tattoo, edizione 2017 e dedicata ai 70 anni di USAF, citando un noto libro di Alexandre Dumas.
Il primo libro è sicuramente il più famoso, ovvero il conosciutissimo “I Tre Moschettieri” mentre meno noto è il classico seguito tanto caro a scrittori e registi degli ultimi decenni, ovvero “Vent’anni dopo”.
Qui, i tre Moschettieri (che poi diventarono quattro), oramai invecchiati e destinati all’oblìo dopo aver lasciato il Corpo, sentono il peso del degli anni e le loro fortune ed audacia lasciano spazio ad altri aspetti della loro vita ormai decadente. Unica eccezione è il più giovane D’Artagnan.
Così un anno dopo l’edizione 2016 dove i Lockheed Martin F-35 la fecero da padroni, ritorno al RIAT 2017 questa volta per due giorni (diciamo un giorno e mezzo per amor di precisione) pieno d’aspettative e con un occhio da una settimana al meteo che in Gran Bretagna come tutti sappiamo rappresenta una scheggia impazzita.
Per fare le cose in grande, prenotai durante l’ ”early bird”, il pre-sale a prezzi scontatissimi, per accedere al Viewing Village ed alla sua tribuna pensando che due giorni mi avrebbero consentito di stare agli atterraggi / entrate in pista da 09 ed un giorno dalla tribuna con la visuale perfetta quasi centrale per le evoluzioni e la caccia alle scie delle condense lasciate dai jets in virata.
Reflex, duplicatore (1.4x, prudente per non perdere troppa luce e nitidezza) tutti preparati, sensori ripuliti dal mio maniacale fotografo (che si fa lautamente pagare peraltro)., valigia compattissima da vero ex boy-scout per far fronte all’assurda regola di Easyjet di imbarcare in cabina un solo bagaglio a mano non consentendo la borsetta o zainetto di dimensioni porta-computer.
Comunque tra impermeabili ed obiettivi, incluso il “cannone”, non sono successi troppi disastri nel comprimere tutto in trolley.
Così, la levataccia per Linate fila liscia, il clima uggioso mattutino foriero di un imminente acquazzone raffresca l’aria e mi accoglie a Linate dove parcheggio al P2 Executive allo stesso prezzo di un parcheggio coperto esterno con il vantaggio di non dover dipendere al rientro da alcuna navetta (che non arriva mai puntuale) e di avere l’auto a pochi metri dall’uscita arrivi.
Tutto bene? Tutto pianificato? Macché.
L’ineffabile Sig. Murphy, sì proprio lui, quello della Legge omonima che quando qualcosa speri che vada liscio, inevitabilmente andrà storto e la sorte si fa beffe di te, inizia la sua metodica opera.
L’imbarco sul volo per Gatwick è preciso, puntuale; il volo delle 6:55 del venerdi neanche troppo pieno.
Saliamo a bordo sotto la pioggia, posto 15A ma alle 6:55 le porte non si chiudono ed inizia un viavai di personale SEA e la cabina di pilotaggio rimane con la porta desolatamente aperta.
Così, tra scuse varie, apprendiamo che i problemi di traffico sui cieli inglesi obbligano un ritardo di oltre un’ora nel decollo e rimaniamo seduti, cinture allacciate, senza ricevere nemmeno un caffè o goccio d’acqua, a porte aperte.
Verifico le statistiche del volo delle ultime 3 settimane e noto con disappunto che solo un volo su tre è stato puntuale. Benissimo.
Gli amici in decollo da Malpensa, sempre con Easyjet, pare se la stiano passando meglio; il loro volo ritarderà di soli 10 minuti. Un niente.
Finalmente decollati dopo un’attesa di ulteriori dieci minuti all’ingresso pista per consentire alcuni atterraggi, il volo trascorre piacevole e l’arrivo avviene senza intoppi così come lo sbarco e l’ingresso al terminal.
Qui, inizia il calvario.
L’area del controllo documenti sembra quella di un volo intercontinentale con centinaia di persone in lunga attesa.
Chi ha la carta d’identità ha atteso un’ora per passare i controlli, chi aveva il passaporto in 10 minuti era fuori. Chi va in Gran Bretagna ne tenga in debito conto: suggerimento spassionato. Da amico.
Così, uno dei miei tre amici di Cameri è rimasto bloccato in questa interminabile coda che risulterà alla fine del tutto ininfluente causa il ritardo del mio volo e la ricerca del banco Autonoleggi spostato dal Terminal Nord a quello Sud causa lavori.
I cartelli non proprio felici finalmente ci portano al treno che collega le due aerostazioni e da qui all’uscita: le agenzie ora sono tutte prospicienti al parcheggio.
Espleto le formalità e mi accingo al ritiro dell’auto, che finalmente giunge il resto della brigata.
Il traffico per uscire da Londra è quello consueto, caotico ma pian piano si va.
Finalmente in direzione Fairford!
Al venerdi il programma di volo è di sole 4 ore dalle 11 alle 15, rispetto alle 8 del secondo e terzo giorno.
Arriviamo a mezzogiorno e mezzo inoltrato osservando da lontano l’Airbus A400 Atlas volteggiare in un cielo sereno e solo parzialmente nuvoloso.
Tempo ottimo nonostante tutto.
Arrivando a quell’ora, i posti migliori sono tutti occupati, ci rechiamo immediatamente vicino a testata 09.
L’ingresso dove l’anno scorso vedeva il RAF Typhoon Display Team al completo e la pattuglia acrobatica dei RED ARROWS e, ben distanti i 2 Lockheed Martin/Boeing F-22A Raptor, ora vede i due jets stealth praticamente davanti al naso unitamente ai Thunderbirds.
Dal lato sinistro 3 enormi A400 Atlas nelle insegne tedesche e britanniche fanno quasi da scorta ad un sorvegliatissimo Lockheed Martin C-130J-30 con la stella di Davide.
Chiccazza.
Ci siamo persi dei pezzi da novanta in volo ma riusciamo a veder atterrare sotto una bella luce i Couteau Delta, nuova versione dei Ramex Delta ma dotati di Dassault Mirage 2000D; I Ramex hanno terminato lo scorso anno per iniziare il passaggio macchina dai 2000N ai moderni Rafàle.
Intanto, qualche nuvola inizia ad addensarsi ed il cielo, da qualche parte è ancora sereno ma in un grigio cupo: il sole viene a poco a poco oscurato da un alto tetto di nuvole che prima di sera diventerà impenetrabile con alcuni piccoli scrosci di una pioggerellina fine che durante la statica non ci ha impensierito più di tanto.
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Gianluca Conversi, su Flickr
Ci siamo così visti l’Heritage Flight con il superbo Lancaster e 4 Spitfire in volo; gli USAF Thunderbirds e la loro sequenza di messa in moto e sfilata davanti al team di terra che si sono esibiti in un programma basso impeccabile ma che non mi ha affatto entusiasmato: gli aerei sparivano dalla vista per ricomparire a sorpresa.
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Gianluca Conversi, su Flickr
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Gianluca Conversi, su Flickr
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Gianluca Conversi, su Flickr
Il pubblico li cercava in cielo ma non li vedeva: non gradisco questo tipo di display.
Ci siamo deliziati della sequenza di messa in moto, transito ravvicinato ed entrata in pista del Raptor, silenziosissimo con i suoi due motori al minimo dei giri.
Peccato la postazione che, come lo scorso anno era decentrata per portare a casa scatti in quota apprezzabili.
Ma lo abbiamo toccato quasi con mano mentre rullava; “Tanto lo vediamo domani, tanto lo fotografo bene dalla tribuna”.
Mai pensieri furono più sbagliati…..
Ed infine, i Red Arrows a loro volta nel programma basso ed i sorvoli dedicati al 70° dell’USAF che hanno visto sfilare una cisterna KC-135 con sonda rigida estratta, gli F-15C e gli Strike Eagle di Lakenheath ed i passaggi degli F-16C di Spangdahlem. Tanta roba, ad un certo punto ho smesso di fotografarli per guardare i passaggi e gustarmeli .
“Tanto li rivedo domani…”
Il cielo si è nel frattempo ingrigito e gli scatti perdono man mano di incisività per il calore, la pioggerellina e la luce.
Raggiungiamo così soddisfatti il nostro The Pheasant Inn, un confortevolissimo deliziosissimo Inn mooooolto curato dove ci siamo deliziati di un menu eccellente privo di salse ed intrugli vari e della loro birra locale ambrata veramente deliziosa pregustando l’indomani.
Il secondo giorno non siamo partiti presto, stanchezza e qualche altra considerazione ci hanno fatto partire alle 8 (il RIAT apre alle 7:30 e la parte aerea inizia alle 10:00).
Tanto la statica è stata praticamente conclusa il giorno precedente e ci rimaneva la parte chiusa al venerdi dove erano dislocati parte degli assetti europei, i C-17 (tra cui un esemplare canadese), il Transall che abbiamo visto a Geilenkirchen, lo splendido IL-76 ucraino ed il superbo Su-27 Flanker biposto in mostra statica.
La vedètte del programma di volo di sabato e domenica è certamente lui, insieme al Raptor.
Di corsa si fa la statica (veramente di corsa… una foto e via) e raggiungo la tribuna perdendomi il decollo dei Midnight Hawks che… non si esibiscono ma atterrano subito richiamati dalla torre di controllo .
Il meteo ha iniziato la sua opera devastatrice: nuvole alte schermano la luce ed un'altra coltre minacciosa a bassa quota, sui 300 piedi, impedisce ai jet di andare in volo ed eseguire le manovre previste in una cornice di sicurezza.
Intanto, la pioggia si fa battente… vediamo così rullare in pista per un passaggio di saluto l'Hornet spagnolo, l’Eurofighter Tranche 3 (quest’anno non armato) della RAF.
Il silenzio è desolante… non vola più nulla.
Dopo oltre mezz’ora decollano gli Spitfire ed Lancaster, il clearance è solo per i motori ad elica….
Meno male che alla fine, sotto la pioggia, ci pensa la nostra sperimentale presente al gran completo.
Prima il nostro superbo Tornado, quasi infischiandosene della quota minima piuttosto alta imposta (come lo scorso anno) decolla con una virata secca a destra da accapponare la pelle esibendosi in un programma basso pregevolissimo.
Poi, il nostro T-346A ci ha dato dentro di brutto con virate “stile Typhoon”, probabilmente il suo software è stato configurato in quel modo per dimostrare le capacità di questo superbo addestratore.
Cosa intendo? La lieve “spanciata” tipica dei delta jets quando iniziano una virata.
L’Arbus A-400 Atlas non ha eseguito alcun tonneau, mentre il nsotro C-27J ne ha sciorinati a bizzeffe; nessun looping per entrambi viste le nuvole.
Cxome il giorno precedente, i sorvoli “al buio” del Lancaster, dei 4 Spitfire movimentano la mattinata sotto la pioggia, purtroppo insufficiente.
Poi vanno su i Thunderbirds, nonostante tutto. Niente aperture ma solo passaggi; qualcuno dice che sono voluti andare nonostante il divieto di quota di sicurezza.
Decolla il P-51 Mustang, che deve volare insieme al Raptor: lo scorso anno ebbe un problema al venerdi e non vidi il duo spettacolare effettuare i suoi passaggi in coppia, con il Raptor a dimostrare l’alta controllabilità alle bassissime velocità.
Raptor in pista! Troppo bello ….. e invece rientra.
Annullato il display per mancanza di quota minima: nuvole sotto i 300 piedi, quasi a terra…
Delusione totale che i passaggi successivi di F-15, KC-135 ed F-16 USAF non hanno affatto lenito.
Bella l’esibizione del Gripen C (la nuovissima versione E era presente in statica), del Rafàle improntata a manovre eseguite con ritmi velocissimi e del F-16 SoloTurk esibitosi al termine in un (lasciatemelo dire) patetico volo folle stile Pony 10, passando agli L-39 che hanno movimentato l’esibizione con l’ausilio di artifizi pirotecnici.
La chiusura ha visto prima l’attesissimo Su-27 Flanker monoposto pilotato dal “vecchio” Anatoly Kvochur impegnato in manovre molto “occidentali”, molto tecniche gestendo il grosso jet da combattimento di Sukhoi in un fazzoletto passando privo degli ugelli orientabili.
Purtroppo niente Cobra di Pugachev per le restrizioni imposte alla giornata.
Subito dopo, l’esibizione più spettacolare: il WAH-64D Apache Longbow dell’Army Air Corps ha simulato manovre d’attacco e di tiro con il cannone; spettacolari le “bombe” ed i “missili” lanciati che hanno risvegliato dal torpore un po’ tutti.
Veniamo via dal RIAT incavolati neri, non eravamo i soli: paghi e non vedi il Raptor in volo al quale, come agli altri jets previsti la mattina, non è stato consentito di decollare nemmeno per un paio di passaggi orizzontali con qualche tonneau e virata sotto le nuvole.
Okay cancellare il programma abituale, era inevitabile: ma tenerli a terra è stata una mancanza di rispetto per il pubblico pagante (chi aveva biglietti speciali ha pagato salatissimo, vorrei precisarlo).
La domenica è il giorno del rientro, giungono i primi Twitter da Fairford e vediamo luce buona, programma confermato, tutti in volo, giornata perfetta per il programma alto anche se volgeva al grigio nel pomeriggio e….. il fantastico B-2A Spirit non annunciato che a sopresa ha effettuato alcuni passaggi scortato da caccia F-15.
Murphy, che ineffabile signore…
Così come il “maledetto” che si è alzato al decollo del nostro Tornado rovinandomi le foto, il vostro fotografo sfinito dalla giornata, spalle e braccia distrutte per dover sollevare i chili di macchina ed attrezzature, non ne poteva più “ciccando” parecchie fotografie perché semplicemente non riuscivo a tenere dritto e fermo il teleobiettivo: braccia e spalle vi garantisco, erano anchilosate dal dolore.
Due giorni non sono fatti per me, purtroppo e peccato non aver potuto programmare la trasferta come avrei voluto, causa inconciliabili esigenze familiari: domenica AIRSHOW, e lunedi i decolli di tutti gli asset per lasciare la base dalla zona Park & Ride.
Che dire della statica? Sicuramente quella dello scorso anno era notevole, quest’anno un pochino meno ma inpreziosita da alcune chicche oltre a quelle già viste in volo erano anche a terra, come il convertiplano MV-22A Osprey, i WH-101 della RN con le insegne della HMS Queen Elizabeth, C-17, C-130, Sukhoi 27, mentre dell’annunciatissimo A-4 Skyhawk c’era solo… il cartello . Non ho capito il perché.
Star delle star indubbiamente i 3 anziani jet: 2 dei 3 bombardieri strategici dell’USAF., il B-52 ed il B-2B Lancer (ne parleremo a parte) e l’incredibile anziano aereo-spia Lockheed U-2 Dragon Lady.
Tre chicche ulteriori, almeno per me, vorrei citare: il Tornado “Mig Killer” dipinto in desert pink che fotografai la prima volta nel 1991 con ancora i targets colpiti durante la prima Guerra del Golfo, e due F-15C Eagle con 2 Mig Kills ciascuno: uno con due Mig-29 abbattuti nel corso di un unico ingaggio lanciando 3 AIM-120 AMRAAM sui cieli Jugoslavi mentr l’altro annoverava due “shots” sui cieli Iracheni.
Come tutte le beffe, il volo di rientro è stato impeccabile, puntuali imbarco e decollo per il ritorno a Linate: doveva essere il contrario.
Un cenno al Viewing Grandstand Village: non comperate il biglietto per la tribuna.
Le piantine del sito non sono attendibili.
Per niente.
A Centro pista si trova l’area riservata del FRIAT (la Fondazione che governa l’Air Tattoo) e la sua tribuna è a ridosso delle transenne che delimitano la crowdline; subito a sinistra v i è l’area verde aperta al pubblico (prato) e poi il Viewing Village e la sua Grandstand che si trova più arretrata in prospettiva rispetto alla tribuna FRIAT, precludendo di fatto la vista di più di un terzo della corsa di decollo.
In altre parole, gli aerei in asse pista provenienti da 09 virano verso destra di fronte, per cui la parte superiore della fusoliera, quella cara a chi ama le scie di condensa e le fiamme dei post-bruciatori di fatto non si vede.
Se speravo di essere poco distante da centro pista, ero invece ben più spostato.
Strano e comunque poco accettabile visti i prezzi.
Quindi, meglio altre posizioni, gratis, e soprattutto arrivare prima e posizionarsi così nel luogo desiderato.
Se non avesse piovuto e se fossi stato meno stanco, mi sarei spostato ma la comodità del sedile, dei bagni pulitissimi e comodissimi e di spazio per stare al coperto ogni tanto per cambiare le ottiche (impresa ardua bardati di mantelline ed altri ammenicoli, mi ha fatto desistere.
Amen, l’arrabbiatura è stata forte in parte ripagata alla statica prima di uscire dove ho potuto amabilmente chiacchierare all’ombra di un F-15C Eagle con un veterano pilota che me ne ha raccontate un paio….
Al termine di questa chiacchierata corredata da foto da “gommista” di Eagle dopo esser stato assunto come gommista di B-52, siparietto con il pilota che ha preteso una foto con me con lui ad indossare il mio cappello storico pregiatissimo (a suo dire) della TOP GUN school che conosciamo tutti.
La vedrete, insieme a quella con due piloti dei Thunderbirds incluso il ragazzo protagonista dell’incidente in USA.
E’ ora di passare alle foto, scaricate e convertite veramente al volo: scaricarle a richiesto tempo, parecchio, e poi c’era da preparare nuovamente le valige per l’indomani.
Prendetele come sono.
Le puntate sull'International Air Tattoo 2017 (RIAT) e sin qui pubblicate sono visibili qui:
https://piti.forumfree.it/?t=74705465 U-2 DRAGON LADY, L'INCREDIBILE AEREO SPIA
https://piti.forumfree.it/?t=74727026 RAF RED ARROWS!
Così, come per i protagonisti di VENT’ANNI DOPO, anche per me UN ANNO DOPO non è più tempo di fare il “guascone” come i giovani TRE MOSCHETTIERI: un giorno basta ed evanza e se proprio devono essere due, guardare e gustare da spettatore.
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(scatto dell’amico Giovanni Clemente per PSC)
Alle prossime puntate dedicate alla statica ed al volo.
Edited by GIORGIO CASTELLI - 10/9/2017, 09:14