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LA REGINA IN PARADISO, La visita al Boeing 747-230 D-ABYM di Lufthansa

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icon12  view post Posted on 25/8/2018, 08:34
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Quando parliamo di Regina, ci vengono in mente diversi personaggi, e sicuramente la Regina Elisabetta II è la più longeva e famosa sovrana che conosciamo, senza mancar per questo di rispetto ad altre nobili figure.

Nel mondo aviatorio, “La Regina” ha una sigla che da anni solca i cieli del pianeta:

747

Più conosciuto tra i profani come Jumbo Jet, il quadrigetto progettato da Joe Sutter per Boeing nelle sue varie versioni vola sin dal 1969.
Il 9 febbraio 2019 saranno 50 anni; segniamoci la data, perché in qualche modo dovremo celebrare l’evento con le nostre foto, nei modi e tempi che il Direttivo della nostra Associazione deciderà.

Per anni l’aereo da trasporto passeggeri più grande del mondo, soppiantato solamente negli ultimi anni dal colosso di Airbus, il 380, la sua classica gobba lo rende immediatamente distinguibile da lontano e quanti hanno immaginato di volare al secondo piano, nella classe delle classi...

Penso che tutti quanti noi abbiamo volato su un B747: ricordo la prima volta nel 1999 da Heathrow per Chicago: era un 747-200 di British che atterrò poi 10 ore dopo all’aeroporto O’Hare colpito all’ultimo da un improvviso vento trasversale che causò un atterraggio durissimo ed un quasi fuori pista.

Sono tornato pochi giorni fa su un 747-200 (747-230 per l’esattezza) denominato “Schleswig-Holstein”, che è il protagonista di questo articolo.

Nella brevissima vacanza che ci ha portato attraverso Sciaffusa e le sue bellissime cascate del Reno, transitando per il Bodensee ed attraversando imponenti canali navigabili e grandi fiumi come Reno, Danubio e Mosella, abbiamo raggiunto il Lussemburgo a trovare amici residenti in quella che ambisce a diventare la capitale dell’Unione Europea.
Al ritorno, tirata unica verso casa ma arricchita da una brevissima quanto voluta sosta nella regione di confine della Renania-Palatinato (Rheinland-Pfalz) e per l’esattezza a Spira (Speyer in tedesco), famosa per il suo bellissimo Duomo e costruita in un’ansa dell’immancabile Reno.

Percorrendo l’autostrada, già da lontano si vede perché Spira è così famosa: l'enorme costruzione del “Mariendom", molto più alta delle abitazioni della cittadina invero non troppo, sovrasta e domina tutto. Per i pellegrini del Medioevo doveva essere una specie di faro che indicava la direzione.
E come tutte le costruzioni medioevali, si ha l'impressione di essere infinitamente piccoli davanti ad una colossale costruzione. L'intenzione dei costruttori di esprimere in pietra la grandezza di Dio (e degli imperatori) è evidente anche ad un profano.

Insomma, un giro a Spira merita davvero, lo consiglio per chi vuole andare in quelle terre dove "in un amen” si transita dalla Svizzera alla Germania, alla Francia, al Lussemburgo e Belgio.
Non è peraltro una cittadina enorme, si gira bene a piedi e tutte le attrazioni turistiche sono comodamente raggiungibili a piedi ed centro storico, ampio, è veramente pedonale.

Sono quasi finite le “Istruzioni per l'uso”, un concetto che ritornerà ancora nei miei futuri post a partire da quello sul Royal International Air Tattoo 2018 già pronto e di prossima pubblicazione, per cui ricapitoliamo le attrazioni essenziali che si possono visitare a Spira:

Il già citato Duomo imperiale (prima l’ho chiamato Mariendom, ma è anche noto come Kaiserdom zu Speyer) eretto fra il 1030 e il 1106, è considerato uno dei migliori esempi dell'architettura romanica in Germania. Nel 1981 è stato inserito nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Qui sono sepolti numerosi re e imperatori del medioevo.

Maximilianstraße, Strada principale (e pedonale), che si estende tra il Duomo e l’Altpoertel.

L'Altpoertel, una vecchia porta della città (iniziata 1230, finita nel 1514), unico ricordo sopravvissuto delle mura medioevali; è alta 55m. e dall'alto della torre si gode di uno splendido panorama sulla città e non solo.

Il Mikwe, un bagno rituale ebreo del 12° secolo.

Il Museo Storico del Palatinato (Historisches Museum der Pfalz) che contiene una grande collezione di pezzi dell'epoca romana e medioevale, sovente sede di esposizioni storiche temporanee.

Per noi però, Speyer significa Technik Museum che, insieme al “gemello” della vicina Sinsheim (Auto & Technik) rappresentano un polo museale di assoluto interesse perché entrambi si identificano nella tecnica dei mezzi trasporto che l’uomo ha sviluppato nel corso dei secoli: quelli di cielo, dello spazio, del mare (sopra e sotto) e di terra.

A terra si possono trovare auto di ogni epoca, locomotive a vapore (anche un bestione cinese), elettriche, una collezione imponente di mezzi dei vigili del fuoco, aerei civili e militari di varie epoche e la più recente aerea dedicata allo spazio.

il Technik Museum Speyer ha una caratteristica direi unica: gli aerei non sono tutti a terra, ma sono sospesi, come imbalsamati in un loro ultimo spasmodico tentativo di volare di nuovo.

Se aerei piccoli, magari svuotati ahimè di ogni componente, sono appesi ai soffitti delle vecchie ed ampie halls coperte, all’esterno tutti i “pezzi da 90” sono montati su grandi impalcature metalliche (scaffolds).
Come giusto che sia, si guarda in alto per gustare i cimeli dell’aviazione esposti, in basso per quelli ruotati e navali.
Come sopra, così sotto.
Come in cielo, così in terra.

Tratteremo meglio il museo in un altro momento, ma dato il proliferare di visite di “Jumbo Jet” a Villa, mi sembrava più che opportuno dedicare un post a sé stante al gigante del cielo che domina il museo e lo si vede da lontano, come un faro nel mare del cielo.

Nel 2002, la direzione del museo riuscì ad ottenere da Lufthansa un Boeing 747-230, lo “Schleswig-Holstein”, sigla D-ABYM.
Consegnato ad Everett a Lufthansa nell’Ottobre 1978 con motori CF6-50, terminò il servizio operativo solamente 23 anni dopo, nell’Ottobre del 2001.

Ottenuto il grande aereo, era chiaro che la piccola pista di Speyer vicino alla quale sorge il museo non poteva consentire il "farewell flight” per la musealizzazione dell’enorme aeroplano.
Se non era possibile spostarlo via aerea, allora altre strade erano da percorrere.
Fu così pianificato lo smontaggio di ali, motori e timone e le varie parti, unitamente alla grande fusoliera presso l’aeroporto di Karlsruhe/Baden-Baden; da qui su pontoni galleggianti attraverso il Reno, l’aereo giunse vicino a Speyer dove un grande trailer completò il trasporto verso il Museo.
Fu un evento mediatico con centinaia di persone attorniare le rive dell’immenso fiume e poi le strade ed ammirare la Regina finita in pezzi.

D-ABYM è stato il primo grande aereo ad essere completamente smontato e rimontato al di fuori di un aeroporto.
Ma non solo, è l’unico Jumbo Jet che non è musealizzato a terra, bensì su grandi piloni d’acciaio ed in posizione di volo ad oltre 20 metri d’altezza!
Per quanto mi risulta, è ancora l’unico...

Fotografarlo dal basso è facile, la Regina si vede quasi da ogni angolo del museo, anche se di mattina si è sempre contro-sole nelle posizioni migliori ed il sole alto estivo è micidiale in fatto di luminosità e durezza su cose e persone.

43269597465_4186955436_hDSC_1176 by Gianluca Conversi, su Flickr

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43487130464_3118073a9c_hDSC_1328 by Gianluca Conversi, su Flickr


Attraverso 3 rampe di scale, si accede alla piattaforma aerea che consente l’accesso in cabina; da qui, si gode di una vista mozzafiato sull’intera aerea espositiva del Museo e della cittadina tedesca dominata dal suo grande e stupendo duomo del quale abbiamo già parlato..

42397013870_1d2a01da6b_hDSC_1245 by Gianluca Conversi, su Flickr


Rampe e piattaforme sono circondate, inevitabilmente, da un’alta recinzione (almeno 1 metro e 80). Guardando “giù”, si osserva il piazzale principale del museo e le due aree espositive esterne.

Poco sotto la Regina, un vecchio Vickers Viscount 814 di Lufthansa, siglato D-ANAF, è anch’esso visitabile accedendovi dalla stessa piattaforma aerea che consente l’accesso a D-ABYM.
Ovviamente, non è montato alla stessa altezza della Regina, ma diversi metri più in basso, come un vassallo alla corte della sovrana.

Ci guardiamo in torno, portando a casa qualche scatto alle fiancate imperiali dello “Schleswig Holstein”, non facili per via della rete metallica; in questo compito, la reflex DX con schermo estraibile ed orientabile è stata d’aiuto perché si è potuto sollevare le braccia al di sopra della rete guardando il monitor per aggiustare l’inquadratura.

Va anche detto (altre “Istruzioni per l’uso"), che l'enorme struttura sulla quale è posto il Boeing 747 non è certo stabile: vibrazioni causate dai visitatori, il vento che sferza la Regina e la struttura vengono avvertiti molto distintamente e servono tempi molto corti per annullare il rischio di mosso.

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Ci prendiamo un momento per fotografare i suoi “landing gears”:

44156645752_217e9802a1_hDSC_1241 by Gianluca Conversi, su Flickr

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Certo che la vista dall’ultima rampa di scale non è per niente male…

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Finalmente si entra dal portellone della business class; l’aereo è inclinato di almeno 10 gradi per cui serve mantenersi in equilibrio.

La visita deve purtroppo essere rapida, il mio tempo è veramente poco, ho a disposizione 1 ora e mezza per visitare tutto il museo e normalmente ne servono almeno 4 e mi mancano ancora le due hall da visitare.
Non c’è tempo di approfondire o scattare con calma ogni particolare.

Il 747 è stato quasi completamente spogliato delle strutture interne, per alleggerirne quasi certamente il peso, ma anche per mettere in evidenza la sua struttura costruttiva e vi confesso che è stato interessante poter osservare quello che sta sotto la moquette del piano passeggeri o delle plafoniere che abitualmente siamo abituati a vedere e che nascondono chilometri di tubi e cavi vari.

44163128472_50ee7baca1_hDSC_1256 by Gianluca Conversi, su Flickr

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Le aree che siamo abituati a vedere, ovvero i servizi igienici, le zone dell’equipaggio, le file di sedili e zone protette da plastiche rigide (rigate purtroppo e fastidiosamente riflettenti ai fini fotografici) aiutano il visitatore a immaginarsi la vita di bordo.

Scendiamo nelle viscere della Regina attraverso una ripida scala ed accediamo al suo ventre, costellato di tubi, di binari di scorrimento per i pallet. in bilico sulle parti della struttura, risaliamo a poppa e visitiamo la cabina di pilotaggio, anch’essa “protetta” da lastre di plastica rigida.

42403745690_e433722c97_hDSC_1259 by Gianluca Conversi, su Flickr

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La ripida scaletta a chiocciola ci porta nel “sancta-sanctorum” ovvero la super esclusiva first class ubicata nella caratteristica “gobba” di prua dove un bella ricostruzione con manichini ci ricorda come doveva essere.

43493730034_9c1f8dcca5_hDSC_1257 by Gianluca Conversi, su Flickr


Certo, se si pensa allo scalone dell’Airbus 380, la scaletta della Regina pare poco regale…

Spostarsi a bordo 747 esposto non è però facile: le vibrazioni si sentono, scattare è assai complicato, pe cui si va di flash per evitare altissimi ISO; non c’è tempo.

Si ridiscende, il caldo è opprimente all’interno della fusoliera: siamo in tanti ad essere immersi in un bagno di sudore.
da un altro portellone, si accede all’ala sinistra, siamo in discesa perché D-ABYM è inclinato da questo lato.
Caspita, che emozione trovarsi a più di 20 metri d’altezza e camminare sull’ala di un sovrano dei cieli?

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Anche qui due foto rapide, si rientra all’interno e si esce sulla piattaforma dall’altro lato per transitare verso il Vickers vicino.
Al termine della visita, si scende, ma non per le rampe di scale. Perché esiste un modo alternativo: un lungo scivolo a tubo scende a spirale verso terra.
Sono solo, non ho nessuno che mi possa scattare una fotografia… all’atterraggio, prendo il tappetino, mi assicuro di avere tutte le tasche ben chiuse, reflex riposta nel piccolo zainetto saldamente assicurato sul petto e senza pensarci due volte…. giù nel buco nero!

29275093337_8c0236f1a2_hDSC_1231 by Gianluca Conversi, su Flickr


In pochi secondi, scendiamo a terra! Ragazzi che roba, che goduria!

"Fu un volo di 12 secondi, incerto, ondeggiante e traballante… ma fu finalmente un vero volo e non una semplice planata"
(Orville Wright, riferendosi al suo primo volo del 17 dicembre 1903)

Due parole sugli scatti:
Reflex DX con zoom 18-200 4.5/5.6, ottica corta, leggera anche se non troppo nitida e luminosa, comoda per fotografie senza troppe pretese e per viaggiare leggeri.

Termina qui la “747 Experience”, appuntamento alla prossima puntata dedicata al Museo di Spira.

43299180825_dfb21c11b0_hDSC_1255 by Gianluca Conversi, su Flickr
 
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view post Posted on 25/8/2018, 09:20
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Standing ovation!
Altro gran bel pezzo di reportage, molto accurato e godibile.
Fa venir voglia di prendere la macchina....
 
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view post Posted on 25/8/2018, 11:53
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Concordo pienamente con Aldo...
Grazie per questo reportage con i controfiocchi!
 
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Angelo Polizzotto
view post Posted on 25/8/2018, 11:54




Grandissimo! Grazie... ho già segnato la location che sarà una mia tappa certa nei miei prossimi viaggi verso Nord! Per il 747, il re dei cieli, ho sempre avuto una grande ammirazione...👏👏👏✌️🙋🏻‍♂️
 
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view post Posted on 26/8/2018, 16:48
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La lettura del racconto è già coinvolgente, ma le foto ti lasciano a bocca aperta come un bambino al luna park.
Vedere un 747 "appeso" su dei pali deve essere veramente impressionante.
Ti invidio un sacco la bellissima esperienza, e plaudo la Germania per la cultura e la sensibilità che dimostra in queste situazioni.
Complimenti.
 
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view post Posted on 27/8/2018, 17:11
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Aerei + Germania... Manca la birra e siamo nel mio posto ideale!
Gran bel report, il mio amico tedesco mi ha parlato spesso di Speyer (si legge "spaia"!), una meta da prendere in seria considerazione nell'immediato futuro.
Fabrizio
 
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view post Posted on 1/1/2019, 10:24
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Complimenti per avermi sviscerato il 747 a livello fotografico.
Una macchina che mi ha sempre affascinato, che studio sia a livello virtuale che reale ogni giorno.
Un progetto che purtroppo sta invecchiando rapidamente in questi anni, ma che ha fatto la storia dell'aviazione e di alcune compagnie aeree.
Grazie Gianluca. I tuoi post sono impagabili..
 
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6 replies since 25/8/2018, 08:34   515 views
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