Il Lockheed U-2 Dragon Lady è uno splendido sessantenne.
Volò per la prima volta nel lontano 1957 e la versione ingrandita U-2R venne concepita 10 anni dopo; decisamente nel secolo scorso.
Un U-2S è stato esposto in mostra statica all’edizione 2017 dell’International Air Tattoo e per la prima volta ho visto dal vivo questo famigerata macchina. Anch’esso circondato come una star da centinaia di persone ed il poco tempo a disposizione per scattare non mi hanno impedito di fare “due chiacchiere” con un gentilissimo ufficiale del 99th RS; oltre ad avermi illustrato le caratteristiche principali del velivolo (che poi si trovano ovunque, come sappiamo), mi ha raccontato le particolarità legate al suo atterraggio ed alla visibilità del pilota durante le manovre a terra, facilmente intuibili quali difficoltà possa incontrare.
Per chi volesse approfondire questa particolarità, su Youtube esistono parecchi filmati. Ve ne propongo uno:
Per sfornare due numeri, mi limito a ricordare che viaggia ad oltre 21'000 metri di quota operativa per Mach 0,75, le sue ali strette e lunghe oltre 31 metri per 19 metri di lunghezza ne fanno un velivolo molto complicato sin dalla fase di decollo, da pilotare e da gestire in atterraggio con estrema cautela a causa degli stretti carrelli che richiedono auto in coda all’aereo come esso tocca la pista per guidarne le varie fasi. Capita spesso che un’ala si appoggi a terra nelle fasi finali della corsa d’atterraggio, per questo vi sono minuscoli ruotini alle estremità alari per impedire il fenomeno.
L’U-2 come tutti sappiamo è famoso per essere stato l’unico aereo (almeno ufficialmente) abbattuto sui cieli dell’Unione Sovietica e l’evento comportò la cattura del pilota Gary Powers e fatto oggetto di un’abile campagna propagandistica orchestrata dall’URSS prima di essere liberato in uno dei numerosi scambi di prigionieri tra i due blocchi. Un altro U-2 venne abbattuto sui cieli di Cuba nel 1962.
“Ma caspita… ma quel ‘coso’ vola?” Questo è stato il mio primo pensiero quando, superati un B-52H ed un B-1B Lancer in statica, riesco ad intravederne la coda che sovrasta il pubblico che attornia le transenne.
L’aereo è strettissimo, basso al suolo e solo il grande timone consente di dire che è alto più di 4 metri dal suolo. Possiamo descriverlo come un cigarillo al quale applichiamo una riga da disegno da 30 cm perpendicolare ed ecco che abbiamo un’idea di come è fatto un U-2. Colpiscono le lunghissime, sottilissime ali, i carrellini posteriori e soprattutto i “capelli bianchi” che ne fanno un veterano. La vernice risulta scrostata in più punti e trasuda “vecchiaia” da ogni rivetto e piastra della fusoliera. Dentro, nell’abitacolo e nei vani riservati alla strumentazione, ovviamente è altra cosa.
In un banchetto, oltre alle immancabili (e costosissime) patch e magliette gialle, è disposto il casco e la tuta di volo che rendono il pilota simile ad un astronauta. Esattamente come per il Blackbird che vidi a Dulles, volare a certe quote richiede questo tipo di vestiario.
Mi sono preso la libertà di aggiungere alle mie foto un paio di immagini “free” del cockpit di un U-2 rappresentative di due diverse epoche e, grazie ad una foto di Jaap Zw. che ringrazio, possiamo vedere un altro esemplare di U-2 giunto un giorno prima dell’ 80-1073 esposto in statica. Esso sembra molto meglio esternamente e naturalmente non si è visto da nessuna parte negli enormi piazzali della base inglese, probabilmente ricoverato in un hangar defilato dove peraltro era addirittura visible all’esterno un ricognitore strategico senza pilota Global Hawk che avrebbe dovuto sostituirlo in toto.
Come per il B-52, lunga vita all’U-2S Dragon Lady, uno splendido sessantenne che non può ancora andare in pensione.
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I precedenti servizi e gallerie fotografiche riguardanti l’Air Tattoo 2017:
Certo che seguirti è diventata quasi una professione, sei una macchina da guerra. A proposito di macchine da guerra, grazie per questo piccolo gioiello di articolo su un aereo che mi ha sempre affascinato. Chi è cresciuto durante la Guerra Fredda non può certo dimenticarlo.
è senz'altro un aereo dal fascino misterioso... se pur brutto da vedere e sicuramente difficile da gestire, il video poi è stato interessantissimo, non ne avevo mai visto un decollo
Incredibile macchina. Mi ha sempre affascinato. Sarà difficile rimpiazzarlo. Dei tuoi articoli non so più che dire... sono d'accordo con Aldo, seguirti sta diventando una professione praticamente!
Condivido il pensiero di chi mi ha preceduto......una monografia stupenda, dedicata ad un aereo che definire "misterioso" è poco. Grazie Gianluca per questo ennesimo capolavoro. I dettagli di questo aereo sono favolosi.
Che meraviglia... Senza parole. Ricordo negli anni '90, quando "DRAGON 01" partiva da Sigonella e gli veniva "pulita" l'aerovia da qualsiasi traffico..!!! Monografia meravigliosa, che mi ero persa. Fabrizio